Il fotovoltaico è una delle soluzioni più promettenti per affrontare la crisi energetica globale e le sfide ambientali collegate al surriscaldamento climatico. Al momento però, l’Italia si trova a un punto critico, con il rischio di rallentare la crescita delle energie rinnovabili proprio quando la transizione ecologica richiede un’accelerazione e l’opinione pubblica è, per la maggior parte, preoccupata per il futuro prossimo e favorevole al cambiamento. Secondo Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura (che esprime in realtà un sentimeto largamente condiviso) il 2023 ha visto un picco nell’installazione di piccoli impianti fotovoltaici, spinto principalmente dagli incentivi del Superbonus, questa crescita però, rischia di essere temporanea, poiché gli impianti di grande scala, cruciali per abbassare i costi energetici, restano fermi per vari motivi.
Secondo le stime del Politecnico di Milano poi, la situazione è ancora più preoccupante se consideriamo che, senza un intervento deciso, l’Italia potrebbe vedere una drastica riduzione nella nuova capacità rinnovabile installata, passando da quasi 6 gigawatt nel 2023 a soli 2 gigawatt nel 2025 e 2026.
Questa stagnazione non è solo un problema nazionale ma ha implicazioni globali: in Europa e nel mondo, le rinnovabili stanno avanzando rapidamente mentre l’Italia rischia di rimanere indietro, compromettendo gli impegni presi a livello UE e mettendo a rischio non solo la sostenibilità ambientale ma anche la stabilità economica conseguente a tali accordi.
Il Piano Elettrico 2030 prevede infatti che entro sei anni l’84% dell’elettricità italiana debba provenire da fonti rinnovabili, posizionando così il paese tra i leader nella corsa all’energia pulita. Tuttavia, i ritardi nelle approvazioni dei progetti e le rigide normative regionali, come quelle introdotte dal decreto Aree Idonee, stanno creando ostacoli significativi. Questo decreto, anziché facilitare l’espansione delle rinnovabili, ha di fatto reso inidoneo il 96% del territorio italiano per l’installazione di nuovi impianti, complicando ulteriormente la situazione.
In questo contesto, emerge chiaramente l’importanza dell’iniziativa individuale. Gli investimenti privati in piccoli impianti fotovoltaici sono essenziali per sostenere la transizione energetica, anche se non possono essere l’unica soluzione. È necessaria una mobilitazione collettiva, in cui, a tutti i livelli, gli enti e le aziende cooperino per superare le barriere normative e procedurali. La Commissione Pnrr-Pniec, incaricata di valutare i progetti di energia rinnovabile, ha dimostrato una lentezza preoccupante, con tempi di attesa che possono superare l’anno. Il carico maggiore di questo ritardo pesa sugli imprenditori del settore, che hanno già investito pesantemente in questa transizione ma mette anche a rischio l’intero piano di decarbonizzazione del paese.
Nonostante tutto questo la strada da seguire è tracciata e si è visto concretamente: durante la crisi energetica del 2022, le rinnovabili hanno permesso all’Italia di risparmiare oltre 25 miliardi di euro, evidenziando la possibilità di ottenere l’indipendenza energetica per il nostro paese, i vantaggi economici, quelli ambientali e, di ricaduta, quelli sanitari. Tale successo dovrebbe servire da memento per intensificare gli sforzi e superare le attuali difficoltà. L’Italia può ancora raggiungere i suoi obiettivi di transizione energetica, che non è solo una necessità ambientale, ma anche una straordinaria opportunità per costruire un’economia più resiliente e prospera.
La chiave del successo risiede in una combinazione di iniziative individuali e responsabilità collettive. Riuscendo a superare le sfide attuali e a sfruttare appieno il potenziale del fotovoltaico, potremo non solo rispettare gli impegni internazionali ma anche garantire un futuro sicuro e sostenibile per le prossime generazioni.