Climate Week di New York: Verso il 2025, un Anno Cruciale

Durante la settimana del 22-29 settembre, la Climate Week di New York ha posto le basi per le discussioni sul clima in vista della COP di Baku, tra preoccupazioni e scadenze sempre più stringenti ma ancora largamente disattese.

In questo evento globale, la lotta ai cambiamenti climatici ha evidenziato quattro punti critici su cui i governi e le istituzioni mondiali continuano a confrontarsi.

I QUATTRO TEMI CALDI:

  1. Ambizione dei Governi e Obiettivi Climatici:


    Nel primo Global Stocktake della COP28 di Dubai, è emerso che gli impegni attuali non basteranno a limitare il riscaldamento globale entro 1,5°C.

Entro il 2025, i governi sono chiamati a definire nuovi target per ridurre del 60% le emissioni globali rispetto al 2019, accelerando i processi in corso.

Durante il lockdown pandemico, con il blocco delle attività produttive, si è visto un decremento delle parti per milione di CO2 rilasciate nell’atmosfera ma con la riapertura, i valori sono tornati decisamente ad aumentare.

  1. Transizione Energetica Insufficiente:


    Nonostante gli sforzi per incrementare l’energia rinnovabile, sia nel pubblico che nel privato, la decarbonizzazione del settore energetico prosegue troppo lentamente.

(Parlando della sola Italia, Terna attesta che nel primo semestre 2024 la produzione da fonti rinnovabili ha superato quella da combustibili fossili, segnando un +27,3% rispetto all’anno precedente.

A giugno, il 52,5% della domanda elettrica è stata coperta dalle rinnovabili.

La produzione da fonti fossili è calata del 19%, con un crollo del 77,3% del carbone, però è necessario fare ancora meglio.

Oltretutto, secondo un recente sondaggio di Ipsos, il 62% degli italiani desidera una transizione ecologica rapida ed efficace mentre cresce il fenomenodell’ansia climatica, definita oggi dagli psicologi “solastagia”, che copisce soprattutto le giovani generazioni.)

La crescita della domanda di combustibili fossili continua a contrastare gli sforzi per limitare l’aumento delle temperature globali.

  1. Finanziamento per i Paesi Vulnerabili:


    Il supporto finanziario per i Paesi più vulnerabili è insufficiente rispetto ai danni subiti a causa del cambiamento climatico.

Si stima che occorrerebbero circa 400 miliardi di dollari l’anno solo per coprire le misure di adattamento ma le economie avanzate faticano a impegnarsi.

  1. Ruolo delle Imprese:


    La partecipazione delle imprese alla lotta climatica è cresciuta ma rimangono sospetti di greenwashing.

Eppure, tornando a parlare del Belpaese, proprio alle aziende oggi è richiesto di premunirsi contro gli effetti degli eventi climatici estremi, oramai divenuti sempre più frequenti, con coperture assicurative obbligatorie.

Raggiungere obiettivi di “net zero” autentici è quindi cruciale e non ulteriormente demandabile a un imprecisato futuro: le fonti rinnovabili sono un tassello fondamentale della transizione ecologica di cui tutti abbiamo bisogno.

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